SUOR MICHELA ELISABETTA DALLA STELLA AL MONASTERO

Nel lontano, ormai, 2005 Michela Amadori entrava come postulante nel Monastero romano di Clausura delle Suore Carmelitane Scalze. Nell’agosto del 2008 nel Monastero di Arezzo pronunciava i voti per un cammino verso il Carmelo e sabato 14 giugno il cammino verrà confermato con la Professione Solenne che avverrà con una speciale cerimonia presso il Monastero Santi Giuseppe e Teresa di Genova. Michela prenderà il nome di Suor Michela Elisabetta della Trinità.

Perché alla Polisportiva Stella molti (almeno i meno giovani)  si ricordano sempre di Michela? Per il fatto di essere stata una delle prime giocatici di pallavolo della nostra società e di essere stata anche una giocatrice molto brava. Per potersi esprimere al meglio nella disciplina si è poi trasferita al Viserba Volley dove ha partecipato a vari campionati fino alla B1. E’ stata selezionata nella nazionale Under 18 e si è classificata seconda nel Campionato giovanile del Mondo del 1997.  Si è trasferita in seguito a Roma nella squadra Centrale del Latte ed ha partecipato al Campionato di A2. Nel momento di maggior successo si è ritirata dalle attività sportive per seguire una diversa vocazione che l’ha portata fino all’attuale scelta di vita.

Pur abitando nella nostra Parrocchia di San Giovanni Battista (anche il fratello è stato giocatore di calcio alla Pol. Stella)  ha frequentato maggiormente la Parrocchia di Cristo Re dove Fernanda (nostra allenatrice di pallavolo) era catechista e con la quale aveva un rapporto di grande amicizia.

Noi tutti della pallavolo riminese, con in testa Sergio Farneti che era suo allenatore alla Stella,  e in particolare noi tutti della Stella e del Viserba, siamo contenti di questo impegnativo cammino intrapreso da Michela e le auguriamo ogni soddisfazione e felicità.

Riporto qui di seguito un articolo apparso sul Corriere della Sera nel 2005.

“””””SuorMichela, dalla nazionale al convento di clausura

Dalla palestra al convento di clausura. Dalla serie A alla vocazione più coinvolgente. Michela Amadori, schiacciatrice di 25 anni, adesso è Suor Michela, postulante del Monastero di San Giuseppe delle Carmelitane Scalze, a Roma. «Tutto pensavo tranne che farmi suora – ha raccontato Michela all’agenzia vaticana Fides – ma è così bello affidarsi a chi sai che ti ama! All’ inizio avevo l’ idea di girare le missioni del mondo, poi mi sono ritrovata a bussare alle porte di un monastero di clausura, con lo stesso desiderio nel cuore: riamare il mio Dio e i miei fratelli con tutta me stessa». Michela, una bella ragazza di 183 centimetri, non era una pallavolista qualunque. Vicecampionessa del mondo con le azzurre juniores giocava con Francesca Piccinini, Vania Mello, Elisa Togut ed Eleonora Lo Bianco e nel 1997 arrivò seconda nel campionato del mondo giocato in Polonia e perso contro la Russia. Allora Michela, originaria di Rimini, giocava nel Viserba in B1, poi arrivò il trasferimento a Roma e l’ esordio in A2 a 19 anni. Nel 1999 la decisione di smettere con il volley e di studiare scienze religiose, corso di laurea concluso con il massimo dei voti. Nell’ ottobre scorso è arrivata la «chiamata» che la porterà a guardare il mondo attraverso una grata, invece che attraverso la rete del campo. «Anche per me è un mistero – spiega lei – ma credo che siano queste grate, che sembrano solo dividere dal mondo e rinchiudere, che in realtà permettono di arrivare al cuore di Dio e, di lì, al mondo intero». «Era un’ ottima giocatrice. Aveva la stoffa per diventare una campionessa» ricorda Guillermo Taborda, l’ allenatore che la fece esordire in A a 19 anni. Adesso, a giudicare dall’ entusiasmo delle sue parole, può diventare anche un’ ottima suora. Ai tanti che le hanno chiesto come ha sentito la «chiamata» di Dio, suor Michela infatti risponde: «Non ho mai saputo dire con precisione cosa mi sia successo e vi assicuro che questa domanda me l’ hanno fatta in tanti. Credo che sia un po’ come quando ci si innamora: quello che senti dentro è talmente più grande di te che non puoi nemmeno provare a spiegarlo a parole. Nessuno ha un amore più grande di questo, dice Gesù, dare la vita per i propri amici, ed è questo l’ Amore di cui mi sono innamorata. Un amore più forte della morte e capace di trasformare la morte stessa in vita». Nel suo nuovo campo, già una campionessa.

Paolo Tomaselli – Corriere della Sera – 7 febbraio 2005 “””””””””””””””